Le restrizioni imposte da Covid-19 hanno cambiato le nostre abitudini. E mai come adesso ci siamo resi conto delle potenzialità offerte dal web. Tante le attività che possiamo gestire comodamente da casa. Qualche click ed eccoci connessi con svariate realtà. Per lavorare, informarci o divertirci. Una strada percorsa, attraverso l’offerta virtuale, anche dal Getty Museum.
L’offerta virtuale
L’impossibilità di recarci fisicamente presso luoghi di cultura ha portato a vie alternative. Se l’utente non va al museo, il museo va dall’utente. Come? Attraverso un PC, un tablet o un semplice smartphone. Strumenti di cui comunemente siamo in possesso e che possiamo oggi sfruttare in tanti modi. Internet offre molte risorse. Così attraverso la rete possiamo virtualmente recarci in numerosi luoghi. Spazi digitali che riproducono realtà concrete. Ovviamente servono progetti. Come quelli messi a punto dal Getty Museum che ha ampliato l’offerta virtuale. Consultazione di archivi online, fatti di schede esplicative delle 6000 opere museali, e libreria digitale. Documenti, manoscritti, fotografie tutti sfogliabili via web.
Ma oltre a questa sezione, tipica di molte istituzioni anche in “tempi non sospetti”, c’è dell’altro. Sì, perché si visita un museo non solo per la sua collezione permanente. In qualità di contenitori culturali questi luoghi devono essere dinamici. Non a caso sono spesso sede di mostre temporanee. Mostre che di fatto ci stiamo perdendo. Diverse le tematiche programmate per la primavera e che possiamo godere, almeno in parte, attraverso il digitale. I disegni di Michelangelo, l’antica Mesopotamia, l’arte botanica, gli Assiri. E ancora xilografie e litografie di Kate Kollowitz. Fotografie e disegni frutto dei viaggi di grandi pittori.
E per i più piccoli?
I musei da diverso tempo non sono più “luoghi polverosi” dove osservare passivamente pezzi storici. Ma una crescente sensibilità e consapevolezza ha portato gli stessi a trasformarsi in “palestre culturali”. Per sentirci appagati, in qualità di utenti, ci serve una figura di riferimento. Così come in una vera palestra, dove si pratica dell’esercizio fisico, chiediamo un personal trainer o un’istruttrice della tal disciplina. Lo stesso vale per un museo che acquisisce vitalità anche grazie alla mediazione di personale specializzato. Sono guide, educatori museali, mediatori culturali. Sono spesso coloro che si dedicano agli utenti più giovani. Scolaresche di ogni fascia d’età vengono accompagnate in percorsi di partecipazione attiva. Laboratori didattici e visite che prevedono esperienze pratiche.
Perché facendo, si impara. E questa è in realtà una cosa che piace a tutte le età. Come fare però oggi, ai tempi del Covid-19? Il Getty Museum ha creato un’offerta virtuale anche per i più piccoli attraverso Animal Crossing, celebre videogioco. E poi una sfida digitale che non ha età. Quella nata sotto l’hashtag #GettyMuseumChallenge. Un invito al pubblico a ricreare opere famose a domicilio. Ecco allora molti utenti scattarsi fotografie abbigliati e pettinati alla maniera del dipinto. Tra simpatiche riproduzioni e rappresentazioni più fedeli. Un’offerta virtuale che diverte, insegna, stimola la fantasia. Un digitale come valore aggiunto, che può aiutare. Senza però dimenticare che l’elemento umano resta fondamentale e insostituibile. Capace di sviluppare emozioni, interazione sociale e tutte quelle sfumature che sono proprie di una comunicazione reale.