Diego Pettorossi, è davvero uno sportivo d’altri tempi che non vive ossessivamente sui social che che mette al primo posto una vita concreta.
Diego Pettorossi
Di solito chi arriva alle Olimpiadi si dedica esclusivamente allo sport, mentre lui ha sempre fatto una vita da persona “normale”, prima da studente e poi da lavoratore, senza ricevere quasi alcun tipo di sostegno economico. Nonostante questo è riuscito a qualificarsi per Parigi 2024. C’è arrivato attraverso il ranking, cioè la classifica che ordina gli atleti in base ai loro risultati, considerando anche che ogni paese può portare al massimo tre atleti a fare i 200 metri alle Olimpiadi.
Il miglior tempo stagionale di Pettorossi, che è anche il suo miglior risultato di sempre, è stato di 20,45 secondi, non era sufficiente, ma due atleti hanno rinunciato e lui si è qualificato con l’ultimo posto disponibile Di origini ivoriane, ha sempre praticato sport, giocando a basket nell’Olimpia Milano e Porto San Giorgio. E’ passato anche attraverso il rugby nelle giovanili del CUS Bologna ma è statal’atletica a catturarlo davvero.
Parigi 2024
Inizia vincendo il titolo tricolore degli 80 cadetti nel 2012. Poi va a Torino e studia Scienze Motorie ed è nel 2019 che si trasferisce oltreoceano per un Master in Amministrazione Aziendale ad Angelo State. Poi all’Università del Texas a San Antonio per un Master in Analisi dei Dati, con l’ex lunghista Kareem Streete-Thompson come head coach, migliorandosi fino a 10.36 nei 100 e a 20.61 (poi 20.54 vincendo agli Assoluti) nei 200 metri. In quest’ultima distanza arriva a 20.45 nel giugno del 2024.
Siamo abituati a vedere atleti coccolati, presenzialisti, che vivono molti allenamenti attraverso i social, ma non Diego che è arrivato alle Olimpiadi tutto solo! Dei quarantotto atleti partecipanti alla gara dei 200 metri piani maschili alle Olimpiadi: il quarantottesimo e ultimo a ottenere la qualificazione è stato proprio Diego Pettorossi che non lo fa per lavoro.
Italiani in America – Diego Pettorosso
Sviluppa dati e negli ultimi mesi ha preso un periodo di aspettativa per tornare in Italia ad allenarsi con maggior costanza. Fino a marzo lavorava “dalle 7 alle 16, e poi andavo ad allenarmi in una pista di un liceo, da solo, a volte senza luce e a orari improponibili, senza fisioterapista”. Il suo allenatore Leonardo Righi lo seguiva dall’Italia, a distanza. “Lo chiamavo a mezzanotte, all’una, gli mandavo i dati che registravo con lo smartwatch, chiedevo ai passanti di farmi dei video e glieli giravo”. Diego ci ha raccontato con l’esempio una bella storia di conquista. Nel tempo libero è un appassionato di Star Wars e di basket NBA Andare alle Olimpiadi facendo quasi tutto da solo. Il suo è comunque un successo.
